Il percorso formativo intrapreso da Emilio Ronzoni influisce in maniera diretta ed evidente sul suo operato. Dopo aver frequentato la scuola superiore d'arte a Milano per tre anni si iscrive per conseguire la maturità artistica, successivamente imboccherà la strada universitaria che lo porterà a diventare architetto.
Durante gli anni trascorsi alla scuola superiore d'arte la poetica di Ronzoni non si è ancora definita; l'artista si cimenta in dipinti che si rifaranno ad alcuni pittori metafisici (Severini, Carrà, Sironi); di questi, Ronzoni coglie l'interesse per il movimento e la vibrazione della materia.
Parallelamente ai lavori pittorici realizza anche alcune sculture influenzate dall'opera di Fontana precedente alla Spazialismo, traendo ispirazione da elementi naturali quali legni e rami, usati come objet trouvè e successivamente modificati con aggiunzione di parti in gesso.
Emilio, negli anni di frequenza al Politecnico di Milano, mette da parte la sua passione per l'arte, per introdursi in quello che sembrava un ambiente più stabile e sicuro a livello lavorativo ed economico; ma in quanto persona dalla sensibilità artistica sviluppa sin dalla prima adolescenza, non riuscirà a tenersi a lungo lontano da quella che per l'artista è una vera e propria esigenza: l'espressione del sé attraverso il fare artistico.
Infatti, simultaneamente al lavoro di progettazione architettonica e di design degli interni, Emilio Ronzoni prende coraggio e prosegue nella ricerca della sua poetica, inseguendo una strada più personale e consapevole.
Gli studi di architettura hanno dato un imprinting nuovo e più sviluppato al metodo del lavoro artistico intrapreso da Ronzoni durante gli anni giovanili alla scuola superiore d'arte.
Per quanto riguarda l'aspetto più tecnico della materia egli imposta i suoi quadri secondo le regole delle proiezioni ortogonali, in particolare fa sua quella che è la vista dall'alto, corrispondente al piano orizzontale.
Inoltre lo studio dei materiali e delle textures fa scaturire l'interesse per la matericità e la profondità che il materiale pittorico denso conferisce al quadro.Anche il supporto pittorico per Ronzoni diventa superficie materica da creare, infatti non si tratta di tele, bensì di tavole lignee; questo anche per ragioni strutturali.
Per quanto concerne l'aspetto più prettamente poetico e progettuale delle opere, gli studi di urbanistica e di sostenibilità ambientale sono stati trasportati da Ronzoni in pittura e in scultura in lavori che si riferiscono sia alla natura urbanizzata che incontaminata.
Da qui hanno origine i filoni preponderanti della sua ricerca: l'elemento naturale della foglia e la forma ancestrale del recinto che diventa cittadella fortificata.
Le sculture e i quadri di Ronzoni sono composti di materia densa e stratificata, parlano della natura e di storie fantasiose concepite dalla materia dell'artista; sono opere che non si collocano né nel tempo né nello spazio.
L'artista punta dritto all'infinito e all'indeterminato indagando e scomponendo i problemi legati alla forma e al colore degli elementi naturali e paesaggistici.
Origami è una parola di origine giapponese che significa piegare la carta ed indica una tecnica che permette di realizzare figure e forme di ogni tipo mediante la piegatura di uno o più fogli di carta.
La storia dell’origami comincia probabilmente con l’invenzione della carta, che si fa risalire ufficialmente al 105 d.C. in Cina. L’origami potrebbe essere nato allora, ma non esistono notizie precise; occorre aspettare il 610 d.C., allorché un monaco buddista portò la tecnica per la fabbricazione della carta in Giappone.
Uno degli esempi di origami più antico risale al periodo storico 800-1200: si tratta di un foglio di carta pieghettato con il quale si copriva la bottiglia del sakè posta sull’altare come offerta propiziatoria durante le cerimonie religiose.
Le tecniche per piegare le varie figure vennero inizialmente tramandate in modo orale di generazione in generazione fino all’inizio del XVIII secolo, quando pare siano apparsi i primi libri con istruzioni di piegatura. Le pieghe, relativamente semplici e facili da memorizzare, permettevano la realizzazione di soggetti stilizzati ed essenziali. A cavallo tra il XVI e il XVII secolo la piegatura della carta è conosciuta anche in Europa, in particolar modo in Spagna e in Italia. A partire dal XIX secolo l’origami si è sviluppato anche in senso creativo, con l’elaborazione di forme più moderne che portano a estremi livelli di raffinatezza e di complessità le semplici regole basilari dei modelli classici.
Nella seconda metà del XX secolo il maestro giapponese Akira Yoshizawa ha dato un enorme contributo alla diffusione dell'origami grazie alla sua prolifica creatività (più di 50.000 modelli originali creati) e all'invenzione della simbologia utilizzata ancora oggi nei diagrammi.
La campana tibetana è un antico strumento musicale originario della cultura pre-buddista insediata nell'antico Tibet. Solitamente sono composte in una lega bronzea ma le più preziose e quelle considerate migliori per quanto attiene al suono sono quelle composte da una lega che comprenda i sette metalli planetari: argento per la Luna, ferro per Marte, mercurio per l'omonimo pianeta, stagno per Giove, rame per Venere, piombo per Saturno ed oro per il Sole. Le campane tibetane sono tipiche campane statiche o a terra. A differenza delle campane tradizionali la campana tibetana non viene infatti appesa capovolta e il batacchio non è interno e a pendolo, ma manuale ed esterno: la campana viene suonata colpendola e/o sfregandola con il percussore sul bordo esterno.
Per quanto attiene agli strumenti di percussione, vengono utilizzati dei bastoni cilindrici, rivestiti solitamente di pelle di camoscio, la cui misura varia di molto a seconda delle dimensioni della campana.