Con la collaborazione CENTRO NAZIONALE STUDI MANZONIANI Archivio Storico Diocesano di Milano e ed il Patrocinio COMUNE DI LENTATE SUL SEVESO
Con la mostra documentaria nella chiesa di sant'Alessandro Martire e con lo spettacolo teatrale itinerante tra le vie del borgo, quest'anno si vuole proporre un ritratto della Famiglia Manzoni a Copreno: una biografia visiva, costituita da lettere, ritratti, testimonianze autografe dei protagonisti, attori attraverso i quali è piacevole ricostruire un'epoca.
Nella prima metà dell'Ottocento la comunione tra le persone si fondava sulla corrispondenza epistolare, le famiglie erano numerose ed i loro affanni non erano molto diversi da quelli di oggi. Leggendo lunghi brani di lettere, incontreremo di conseguenza le lacrime di Donna Giulia e le infatuazioni della nipote Giulietta; le malattie di Don Alessandro e le relazioni con gli affini. E poi ancora: Tommaso Grossi, Cattaneo, i Beccaria ... Si è volutamente omesso, invece, qualsiasi cenno al povero Don Pietro Manzoni.
Copreno al tempo del soggiorno manzoniano era caratterizzato dalla presenza di tre ampie ville di proprietà delle nobili famiglie Clerici, Beccaria e Avogadro. La presenza dei Beccaria fu senza dubbio la principale ragione dell'arrivo dei Manzoni. Ospiti del cugino Giacomo, altre volte vi presero in affitto una porzione di Villa Clerici.
Stavano bene a Copreno.
Copreno è un paese di campagna; sorge lungo il tracciato della Comasina, circa a metà strada tra Como e Milano. Nella sua storia ha sviluppato principalmente attività lavorative agricole; sua risorsa principale era appunto la terra.
Sulla base di documenti a noi noti, sappiamo che intorno all’anno 1000 a Copreno vi era la presenza di monaci benedettini del Monastero di San Simpliciano di Milano. Questi lavoravano su un fondo agricolo, assegnato allo stesso monastero, con l’aiuto di numerosi contadini del luogo che, oltre a garantire alle proprie famiglie sostentamento per vivere, imparavano anche tecniche e modalità nuove per avere raccolti più redditizi.
Ritiratisi i monaci, le terre passarono in proprietà alle nobili famiglie dei Porro e degli Avogadro. I contadini continuavano a lavorare la terra assoldati da questi nuovi proprietari. Intorno alla metà del 1600 la famiglia Clerici risulta proprietaria di gran parte dei terreni di Copreno e dintorni.
Grazie a questa nuova famiglia il borgo si allarga e le condizioni di vita delle famiglie contadine migliorano un pochino; in paese comincia a fiorire modestamente anche qualche bottega artigianale. Così di nobiltà in nobiltà le terre passano da un signore all’altro e vengono sempre lavorate da braccianti contadini.
Con il passare degli anni le famiglie nobili si frammentano e si indeboliscono. A cavallo tra il 1800 e il 1900 la nobiltà vede il suo tramonto e questi signori sono costretti a vendere le loro terre. Contadini e piccoli artigiani comprano chi dieci, chi venti, chi cinquanta e più pertiche di terreno a seconda dei loro risparmi. Ora si lavora la terra “in proprio” naturalmente con maggior interesse. Si sviluppano ulteriormente botteghe che forniscono attrezzi vari per agevolare il lavoro in campagna che risulta comunque sempre molto duro e pesante.
I tempi sono molto cambiati; si lavora ancora la terra, ma con modalità assai diverse. Le fattorie sono poche ma molto ben attrezzate con macchinari assai evoluti, tesi, soprattutto, a diminuire la fatica, a migliorare la produzione e a lavorare grandi appezzamenti.
La mostra, sia pur limitata, nella gamma dei numerosi attrezzi per il lavoro nei campi tende a far conoscere ai più giovani quali attività venivano svolte, quanta fatica comportavano, quanto sudore si spargeva sul terreno; ai più anziani serve per evocare ricordi ormai lontani di esperienze vissute nelle ristrettezze dei tempi trascorsi.
La vita del contadino è sempre stata costellata da grandi sacrifici e tanto, tanto sudore; vita comunque accettata e per alcuni versi anche felice, quando a sera, stanchi, ci si ritrovava tutti in famiglia attorno alla tavola, facendo un segno di croce, davanti ad un piatto …. “fumante”.