San Mauro 2000





Il Giubileo nella storia

La parola Giubileo deriva dall’ebraico yobhel, che indica l’ariete e, per estensione, la tromba fatta con il corno ritorto dell’ariete, che nell’Antico Testamento gli israeliti suonavano per annunciare l’anno sabbatico (ogni sette anni) ed il Giubileo (ogni mezzo secolo, cioè sette anni sabbatici). Durante l’anno giubilare la terra era lasciata a riposo e tutti potevano goderne i frutti spontanei, gli schiavi venivano liberati ed i debiti annullati, le terre tornavano agli antichi proprietari. Nella Chiesa cattolica è chiamato Giubileo l’Anno Santo istituito da Bonifacio VIII nel febbraio del 1300, con cadenza secolare. Il Giubileo cristiano indica la gioia per il perdono e la salvezza concessa da Dio agli uomini che si pentono ed iniziano una nuova vita; dal 1475 si celebra ogni venticinque anni. Gli Anni Santi ordinari sono stati finora venticinque ed hanno segnato ogni quarto di secolo, ad eccezione del diciannovesimo: nel 1800, con Roma occupata dalle truppe napoleoniche, e nel 1850, per i fermenti rivoluzionari, il Giubileo non si tenne. L’Anno Santo del 1350 fu il primo ed ultimo senza Papa (i Pontefici risiedevano ad Avignone). Durante il Giubileo del 1600 vennero a Roma ben tre milioni di pellegrini. Quello del 1725 fu l’Anno della penitenza. Grandi Giubilei sono stati tutti quelli del novecento. L’Anno Santo del 2000 è il 26° Giubileo ordinario. Nella storia della Chiesa si ricordano anche un centinaio di Anni Santi straordinari, proclamati per speciali ricorrenze (anniversari mariani e della Redenzione, Concilio di Trento, inizio di pontificati ) o per urgenti necessità (l’avanzata dei Turchi, la minaccia della peste ...). Esistono anche Giubilei locali; quello, ed esempio, di Santiago di Compostela in Spagna, che si celebra ogni qualvolta il 25 luglio, festa di San Giacomo, ricorre di domenica.

La mostra, curata dal signor Giuseppe Ronchi, è una raccolta dinotevole interesse riguardante oggetti, immagini e documenti dei passati Giubilei.

Gli ori nella liturgia

E’ una mostra del tutto particolare. Sono proposte alla visione ed all’ammirazione dei visitatori i vasi sacri che nei riti della liturgia risplendono sull’altare a testimoniare la presenza del “divino”; terminati i riti vengono poi custoditi all’interno di un piccolo abitacolo che è il tabernacolo. I principali riti nei quali si fa uso del calice, della pisside, dell’ostensorio sono la S. Messa, la Comunione dei fedeli, la solenne Benedizione eucaristica. Per secoli, fin dall’inizio del Cristianesimo, la devozione popolare ha voluto che la presenza del “divino” fosse onorata con l’uso di oggetti di grande splendore, quasi a ricambiare il grande ed inestimabile dono per l’umanità: la Redenzione di Cristo Signore. Corpo e sangue, nella specie eucaristica del pane e del vino nella S. Messa, rinnovano il sacrificio di Cristo e così prolungano nei secoli il grande dono della Redenzione, come porte spalancate, pegno di felicità eterna.

Mostra fotografica

Si è voluto proporre due interessanti mostre fotografiche: la prima, dal titolo “LENTATE E LE SUE FRAZIONI”, vuole essere un omaggio al nostro territorio comunale, un invito per tutti a percorrerlo per riscoprirlo, valorizzarlo e farlo conoscere anche attraverso gli obiettivi di una macchina fotografica; la seconda, dal generico titolo “LA GENTE”, vuole essere una galleria di immagini della “gente” comune, impegnata, conosciuta, importante, di ogni latitudine e longitudine, mentre lavora, si riposa, si diverte, ... mentre vive.

Nell’ambito della mostra il signor Giuseppe Mariani espone la propria collezione di antiche macchine fotografiche.

Le bambole

La loro storia comincia in tempi antichissimi. In Egitto venivano costruite con assicelle in legno dipinto (per simulare le vesti) e con membra snodabili oppure tutte in stoffa con testa in legno. In Grecia ed a Roma le bambole erano in argilla, in legno, in osso, a volte col corpo di cuoio o di stoffa, spesso articolate e non prive dei loro corredi e suppellettili (lettini, mobiletti, piattini ed altro). Nel Medioevo le bambole erano realizzate essenzialmente in legno, in alcuni casi si utilizzava l’argilla o qualche altro materiale altrettanto fragile. Nel Rinascimento il raffinarsi del gusto e dei costumi influisce anche sulla produzione delle bambole: accanto alle tradizionali bambole giocattolo compare la bambola manichino, messaggera della moda. Le bambole si adeguano poi al gusto dei tempi che passano: la pomposità del Seicento, la grazia leziosa del Settecento, il neoclassicismo del primo Ottocento con nuovi materiali come la cartapesta e la porcellana. Il XIX secolo propone novità anche per l’articolazione eseguita non più con fili ma con pallottole; compaiono anche gli occhi mobili, i capelli naturali, i suoni che imitano la voce umana; il corpo, dapprima ancora in cuoio ed in stoffa, viene poi fabbricato in metallo, gomma o altro materiale resistente. E poi le bambole di oggi, con tutte le invenzioni meccaniche ed elettroniche.

La mostra, un necessario sunto di pezzi a rappresentare l’evoluzione nel tempo, le diverse tipologie e provenienze, è curata da collezioniste coprenesi.