Il Borgo

COPRENO è una frazione del comune di Lentate sul Seveso al quale si è unito con decreto del re Vittorio Emanuele II nel 1869. Confina a nord-est con il comune di Carimate (Co) a nord-ovest con il comune di Cermenate (Co) a ovest con il comune di Lazzate (MB); è posto a circa 280 mt sul livello del mare e si sviluppa su una superficie di circa 101 ettari.


Da Milano lo si raggiunge percorrendo la superstrada Milano-Meda-Lentate con uscita a Lentate nord; da est con la strada provinciale comasca n. 32 detta "Novedratese"; da nord mediante la statale 35 dei Giovi proveniente da Como e da ovest attraverso il comune di Lazzate.

Il nome COPRENO si è consolidato dopo più di una variante. In un documento dell'anno 979 esso è indicato, con un termine in lingua latina, in "Cobranci". Documenti successivi, tra i quali uno del 1147, riportano Creveno, altri ancora Crovenno, Croveno, Coureno e Govenum. Ma il nome può anche essere di origine medioevale, con riferimento ad un convento di frati benedettini esistente nel paese; in dialetto, Copreno è detto CUNVRENT.

Antico comune della Provincia di Milano, con Regio Decreto del 9 febbraio fu soppresso ed aggregato a Lentate sul Seveso, come peraltro era già avvenuto in età napoleonica per un breve periodo: dapprima infatti, nel 1809 il borgo era stato unito a Lazzate, ma quando nel 1811 anche quest'ultimo comune fu soppresso per essere annesso a Lentate, Copreno ne seguì le sorti.



Gli edifici principali sono le chiese di s. Francesco Saverio (in cui fra l’altro è sepolto il cav. Giorgio Clerici di Cavenago, membro del comitato di guerra delle 5 giornate di Milano, amico di Carlo Cattaneo) e di s. Alessandro e l’Oratorio di s. Mauro abate. A questi vanno aggiunti le ville (private) Avogadro, Beccaria Bonesana, Clerici con i loro parchi.


CHIESA di s. FRANCESCO SAVERIO: era l'antica chiesa parrocchiale di Copreno. Da un documento redatto nel 1576 da Padre Lionetto, che eseguì una visita pastorale per ordine di s. Carlo Borromeo, si viene a sapere che essa era dedicata a s. Alessandro, con l'aggiunta "in campo" perché situata fuori dall'abitato; allora la chiesa era coperta solo da tegole, il suolo era in parte in mattoni; non c'era campanile, né campana, né sagrestia. Anche il parroco di allora, don Francesco Pizzi, si lamentava della scomodità della chiesa, della brutta strada che vi portava, del fatto che doveva portare innanzi e indietro dalla casa parrocchiale i paramenti ogni volta che celebrava. S. Carlo visitò la chiesa nel 1581 in occasione di una visita pastorale a Copreno. Nel frattempo venne terminata l'attuale chiesa di s. Alessandro, consacrata nel 1587; qualche anno dopo la chiesa "in campo" prese il nome di s. Carlo. Nonostante le pareti dell'altare recassero (ed ancora recano) dipinti di buona fattura (Lanfranco di Lecco, 1426) lo stato di conservazione della chiesa lasciava molto a desiderare tanto che il Cardinale Federico Borromeo, nel 1608, dava ordine dì provvedere ad una sistemazione generale decente entro tre anni: in caso contrario la chiesa doveva essere completamente demolita ed il luogo segnalato con una semplice croce, secondo i decreti del Concilio di Trento; ma nel 1637 la chiesa, nonostante sia ancora molto malandata, era ancora in piedi. Nel frattempo giunsero a Copreno i marchesi Clerici con il capostipite Giorgio e poi con il di lui figlio Francesco, capitano della milizia del Regno di Spagna nel milanese. La figura del capitano Francesco è essenziale per la storia di Copreno, non solo per avervi dimorato ma soprattutto per aver investito denari a miglioria degli edifici sia civili che religiosi: è da lui voluta la costruzione dell’Oratorio di s. Mauro, gli interventi nella chiesa parrocchiale di s. Alessandro ed appunto la ristrutturazione delle chiesetta “in campo”. Il 16 luglio 1675 egli chiese al Cardinale il permesso di restaurare la chiesetta a sue spese; l'interno viene abbellito con stucchi e pitture riguardanti il santo a cui venne dedicata e del quale era molto devoto il capitano stesso: s. Francesco Saverio, apostolo delle Indie. A seguito di questi lavori e sfruttando anche la potenza economica, politica e giuridica della famiglia, la proprietà della chiesa, che dovrebbe essere parrocchiale, viene nel tempo usucapita dai Clerici e da questi ai discendenti ed aventi causa. Nell'anno 2002, la chiesa è tornata di proprietà della parrocchia di Copreno grazie agli eredi dell'ing. Pietro Zerbi, ultimo proprietario che già aveva manifestato il desiderio che la chiesa tornasse alla comunità di Copreno; gli eredi Zerbi onorano l'impegno dopo alcune difficoltà burocratiche. Nel 2003 è stato eseguito il restauro per il recupero dei pregevoli affreschi e gessi che la decorano.



CHIESA di s. ALESSANDRO MARTIRE: situata in piazza Fiume (già Piazza della Chiesa); fu iniziata il 7 febbraio 1570 e consacrata l'8 novembre 1587; è rimasta la chiesa parrocchiale sino al 1992. L'interno è ricco di elementi decorativi e plastici; le due cappelle frontali a metà navata, sono particolarmente ornate di stucchi; vi sono quadri affrescati e le pareti, un tempo, erano completamente dipinte. L'altare della Madonna (che probabilmente faceva parte di un'antica cappellina preesistente alla costruzione della chiesa) raccoglie due splendide testimonianze della Vergine Madre: in un'icona vi è la statua dorata settecentesca che porge ai fedeli il Bambinello, più in basso ammiriamo un affresco quattrocentesco rappresentante la Vergine Madre che regge sulle ginocchia il Bambinello che sembra invitare il devoto a rivolgersi a sua Madre. L'altare di fronte lo si dice di s. Anna e di s. Carlo. Esso pure è decorato con abbondanza; la grande pala sopra l'altare rappresenta il Salvatore, s. Giuseppe, s. Teresa, s. Anna e s. Francesco d'Assisi. Nel mezzo del presbitero si trova il meraviglioso altare in stile barocco con il prezioso paliotto finemente istoriato, arricchito nel 1910 con un grazioso tempietto. Sempre nel presbitero si trovano appese uno per parete il ciclo di tre quadri (fatti risalire a metà del 700) raffiguranti s. Alessandro Martire: sulla parete sinistra il legionario romano distrugge l'ara, sulla parete di destra viene decapitato e su quella di fronte viene portato in cielo. Il portichetto è stato aggiunto verso la metà del 1800. Nel 1974, durante un lavoro di restauro esterno, si è trovata e messa in luce l'antica facciata.



L'ORATORIO di S. MAURO si trova all'interno di Villa Immacolata (già villa Clerici). La villa e la chiesa sono state edificate nella seconda metà del XVII secolo circa dalla famiglia Clerici, sotto l’impulso particolare del già citato Francesco Clerici. Egli chiese l'autorizzazione religiosa per costruire un nuovo santuario dedicato al santo in loco dell’antico esistente. La licenza fu concessa il 15 dicembre 1668 e quattro anni dopo il santuario era terminato. Il santuario presenta un'elegante facciata a forma rettangolare su cui sono disposte lesene e nicchie, riquadri ed aperture; nella nicchia centrale, sopra la porta principale, è posta la statua in sasso di s. Mauro. Ancora oggi il santuario rappresenta il centro religioso della festa, dove si celebrano le messe in onore del Santo e dove i fedeli, ogni anno numerosi, vengono per rendere omaggio alla sua reliquia. Il santuario viene aperto in occasione dei festeggiamenti del Santo a cui è dedicato, il 15 gennaio, ed è meta di moltissimi fedeli che arrivano dai paesi limitrofi per il bacio della reliquia e la benedizione.



La VILLA MARIA IMMACOLATA, in via Trieste, è la villa nel cui perimetro è inserito l’Oratorio di s. Mauro. Inizialmente essa era costituita da un complesso di edifici ricavati tra le mura del monastero che i benedettini di s. Simpliciano avevano edificato in epoca alto medievale, a tutela degli interessi civili e religiosi che mantenevano sul feudo di Copreno. Successivamente di proprietà delle famiglie de Avvocatis e Porro fu poi acquistata da Giorgio Clerici che apportò alcune trasformazioni ma fu suo figlio, il capitano Francesco, ad investire un grosso capitale per le opere di ristrutturazione di questa dimora signorile. Nel 1872 i Clerici vendettero il complesso immobiliare alla nobile famiglia dei conti Ginami de Licini. I nuovi proprietari diedero un nuovo assetto urbanistico al centro di Copreno, demolendo alcune antiche contrade e vecchi edifici storici. L’ultima discendente proprietaria della villa fu la contessa Margherita sposata al conte Giuseppe Cattaneo di Proh. Morto in guerra l’unico erede della coppia, la villa fu ceduta all’avvocato Riboldi, facoltoso impresario teatrale tra i più attivi alla Scala di Milano; egli era sposato al soprano Maria Farneti, tra le più apprezzate interpreti del repertorio pucciniano di inizio secolo; la loro attività li portò a conoscere il direttore d’orchestra Arturo Toscanini, spesso ospitato nella loro tenuta coprenese. Dal 1960 la villa, ribattezzata “Maria Immacolata”, è di proprietà delle Suore dell’Immacolata Concezione di Ivrea che dopo averla ristrutturata l’hanno adibita a casa di riposo per le consorelle.



Ospiti illustri Oltre ai già citati Maria Farneti ed Arturo Toscanini, Copreno è anche ricordato come luogo di villeggiatura frequentato da Alessandro Manzoni. Il cugino di Manzoni, Giacomo Beccaria, era proprietario del palazzo Beccaria Bonesana, prospiciente l’attuale piazza Fiume. L'edificio fu ricostruito tra settecento e ottocento, inglobando fabbricati precedenti, appartenuti ai nobili Porro. Le tracce storiche della permanenza di Alessandro Manzoni a Copreno sono rintracciabili nelle lettere che lui, sua madre Giulia Beccaria e sua figlia Giulietta scrissero ad amici e parenti ed in cui il riferimento al nostro paese ed alle piacevoli giornate qui trascorse ricorre frequentemente. Il 23 settembre 1826 Giulia Beccaria scrive all’amico Enrico Acerbi, medico di famiglia, che “saremo a Copreno” e qualche giorno dopo lo stesso Alessandro lo conferma in una missiva all’amico Luigi Rossari; nell’ottobre dello stesso anno Giulietta informa l’amico Fauriel che il padre con allegra comitiva di amici sono partiti da Copreno per Como e di lì per il lago; nel settembre 1827 ancora Giulietta scrive da Firenze: “Continuasi a mantenere la speranza di passare qualche giorno nel delizioso Copreno dove si gode una dolce tranquillità”. Manzoni cita Copreno in due lettere spedite alla signora Diodata di Saluzzo di Roero, datate 13 e 30 ottobre 1829, in cui fra l’altro si duole della mancanza di un ufficio postale ed ancora in una missiva ad Antonio Rosmini del 10 luglio 1831 dove scrive che “passeremo l’ottobre a Copreno, villaggio situato a trecento passi dalla strada Comasina alla sinistra di chi va verso Como”. Fa piacere pensare che Alessandro Manzoni ha passeggiato fra le strade del nostro paese, godendo del paesaggio e della sua tranquillità, si è piacevolmente intrattenuto in colloqui con i marchesi Clerici allora proprietari dell’attuale Villa Maria Immacolata compiacendosi della bella visione della casa e dell’annesso parco oppure ha qui a Copreno pensato e rifinito i capolavori letterari di cui è stato eccelso autore.

Le descrizioni qui riportate sono volutamente spoglie e brevi: chi fosse interessato ad approfondire può consultare, presso la biblioteca di Lentate sul Seveso, competenti testi storici.